Il
mondo delle News è alle prese, ancora una volta, con il
ciclone WikiLeaks, uno dei siti che più dividono il mondo dell’IT, del giornalismo classico e che si fonda sui cardini dell’
Etica Hacker. Lo “tsunami WikiLeaks” ha registrato un terremoto anche nel mondo hi-tech, svelando cosa accadde nel caso di
cyber-spionaggio degli Usa ai danni dell’
Onu (ai tempi del presidente George W. Bush), ma soprattutto l’origine del
cyber-attacco subito da
Google. L’intrusione nei server di Google ha mandanti che farebbero capo al Politburo di
Pechino. I mandanti del cyber-attacco contro Google ed altri 34 colossi dell’IT in Silicon Valley sarebbero, dunque, politici. Vediamo però che cos’è il fenomeno WikiLeaks, il sito delle “fughe di notizie” al tempo della Rete.
WikiLeaks avrebbe consegnato a un manipolo di giornalisti del
New York Times, El Pais, Guardian e Der Spiegel circa
250mila file, riguardati l’ultimo triennio di relazioni diplomatiche fra gli Usa e il resto del mondo. L’ultima fuga di notizie promessa da
WikiLeaks è stata definita “l’
11 settembre della diplomazia“. Il sito hacker, guidato da
Julian Assange, ha messo online 251.287 “
cablogrammi diplomatici” spediti a Washington da: ambasciate, consolati e rappresentanze diplomatiche americane; più 8 mila “dispacci” fra il ministero degli Esteri Usa e le sue sedi diplomatiche.
Questa nuova montagna di file (la terza grande fuga di notizie, dopo i file sull’
Iraq e sull’
Afghanistan degli ultimi mesi) mette a nudo tanti episodi, tanti tic e manie degli uomini più potenti del mondo. Ma al mondo hi-tech mette nero su bianco anche un forte “sospetto
Mandanti politici al vertice di Pechino avrebbero diretto un’
intrusione informatica ai danni dei sistemi informatici di
Google (e di altre
34 aziende strategiche della
Silicon Valley), forse rubando anche segreti industriali. Il famoso attacco costrinse
Google a un braccio di ferro con Pechino sul tema della censura e dei diritti umani, poi conclusosi con un
compromesso (da cui, per altro, è uscita vincente la cinese Baidu: Google ha infatti perso market share in Cina, a favore del motore di ricerca locale). A rilevare le origini del cyber-attacco contro Google sarebbe stata una
fonte cinese all’ambasciata Usa di Pechino, in un telegramma riservato reso pubblico da WikiLeaks. Lo si legge sulle anticipazioni fornite dal New York Times online.
L’attacco a Google era nell’ambito di una
campagna di sabotaggio informatico condotta da
agenti governativi, esperti privati, cracker e “cybercrime” reclutato dal governo cinese, che fin dal 2002 avrebbe avuto accesso al sistema informatico del governo Usa e dei suoi alleati occidentali. Ma
che cos’è WikiLeaks?
“: l’
attacco a Google dello scorso metà gennaio (un
cyber attacco definito
sofisticato dagli esperti di McAfee)
sarebbe stato orchestrato dal cosiddetto
politburo cinese.
Wikileaks è il trionfo della
crittografia forte. Nel 1998 usciva in Italia uno dei libri più belli sulla crittografia, anonimato e privacy nelle Reti Telematiche:
Kriptonite, di
Joe Lametta (nome collettivo) - edizioni
Nautilus. Questo libro spiega, a chi non si intende di sicurezza online, l’abc di temi complessi e ostici (di solito pane per i denti di fisici e matematici) come
crittografia,
Pgp (Pretty good privacy - la
cifratura a doppia chiave, pubblica e privata),
file system crittati, Anonymous remailer, Nym server, steganografia, telefonia digitale, crittata e counicazione via etere. Oggi possiamo aggiungere all’armamentario
Tor e le ultime novità tecnologiche di un settore, da cui dipende la sicurezza online nell’e-commerce, la lotta alle cyber-intrusioni e molto altro ancora.
Dopo Kriptonite,
ShaKe mandò alle stampe la storia di
Phil Zimmermann che ebbe il merito di creare e distribuire il
software a doppia chiave per la tutela della privacy, il
PGP (Pretty Good Privacy). Poiché il governo americano gli impedì di comunicare all’estero la versione elettronica del software, Phil Zimmermann stampò una versione cartacea che portò fino ad Amsterdam senza essere fermato alle frontiere: e da lì il PGP dilagò. Qual è la forza di WikiLeaks?
Wikileaks è il trionfo della
crittografia forte. Nel 1998 usciva in Italia uno dei libri più belli sulla crittografia, anonimato e privacy nelle Reti Telematiche:
Kriptonite, di
Joe Lametta (nome collettivo) - edizioni
Nautilus. Questo libro spiega, a chi non si intende di sicurezza online, l’abc di temi complessi e ostici (di solito pane per i denti di fisici e matematici) come
crittografia,
Pgp (Pretty good privacy - la
cifratura a doppia chiave, pubblica e privata),
file system crittati, Anonymous remailer, Nym server, steganografia, telefonia digitale, crittata e counicazione via etere. Oggi possiamo aggiungere all’armamentario
Tor e le ultime novità tecnologiche di un settore, da cui dipende la sicurezza online nell’e-commerce, la lotta alle cyber-intrusioni e molto altro ancora.
Dopo Kriptonite,
ShaKe mandò alle stampe la storia di
Phil Zimmermann che ebbe il merito di creare e distribuire il
software a doppia chiave per la tutela della privacy, il
PGP (Pretty Good Privacy). Poiché il governo americano gli impedì di comunicare all’estero la versione elettronica del software, Phil Zimmermann stampò una versione cartacea che portò fino ad Amsterdam senza essere fermato alle frontiere: e da lì il PGP dilagò. Qual è la forza di WikiLeaks?
Oggi i giornalisti più attenti dicono che, nel bene e nel male, WikiLeaks rappresenta una
mutazione genetica del giornalismo. Forse non è vero che “nulla sarà come prima di ieri”, ma WikiLeaks rappresenta il definitivo “
sdoganamento” della crittografia e delle tecnologie, al servizio di un giornalismo meno paludato e più basato sull’
inchiesta, sul solco del giornalismo di Bob
Woodward e Carl
Bernstein. Non è né
infoterrorismo né
info-vandalismo, ma neanche l’utopica
Glasnost di Gorbaciov: è solo uno strumento (utile, se usato con intelligenza e verifica delle fonti) per il
New Journalism nell’era di Internet, dove anche il
cyber-dissidente (cinese, americano, iraniano eccetera) è sempre pronto a dirvi la “sua verità”. Poi sta al giornalista valutare se è una cyber-bufala o se il materiale grezzo (raw information) fornito da WikiLeaks è credibile e degno di diventare materia e base per una grande inchiesta nell’era della
Democrazia 2.0.
Infine una domanda d’obbligo. C’è un fil rouge che collega la
Fondazione Wau Holland a Julian Assange di WikiLeaks? Se veramente
esiste, il filo rosso ha un nome e cognome:
Etica Hacker.
Wau Holland, un hacker visionario e filosofo, morto nel 2001, dallo stile di vita
francescano, ha contributo a offrire una declinazione
social all’
hacking del
Chaos Computer Club (CCC). Le azioni del gruppo di Julian Assange, comunque le si vogliano etichettare, hanno lo scopo di dimostrare che l’
informazione deve essere liber
a, non controllata e accessibile a tutti. L’Abc dell’Etica Hacker. Nel mondo dei Bit, anche questo è un contributo al giornalismo 2.0. Grazie alla crittografia, all’anonimato e a server sicuri.